Il Catalogo Liberiano e il Liber Pontificalis datano l’episcopato di Lino dal 56 al 67 d.C., durante il regno di Nerone, ma Girolamo lo datò dal 67 al 78 d.C., ed Eusebio datò la fine del suo episcopato nel secondo anno del regno di Tito, scire licet, 80 d.C.
Lino è nominato nella dizione della Seconda Lettera a Timoteo. In quell’epistola, Linus è notato come fosse con l’apostolo Paolo a Roma verso la fine della vita di Paolo. Ireneo affermò che questo è lo stesso Lino che divenne vescovo di Roma, e questa conclusione è generalmente ancora accettata.
Secondo il Liber Pontificalis, Lino era un italiano nato a Volterra in Toscana. Il nome di suo padre era registrato come Herculanus. Le Costituzioni Apostoliche chiamano sua madre Claudia; subito dopo il nome di Lino in 2 Timoteo 4:21 viene nominata una Claudia, ma la Bibbia non identifica esplicitamente Claudia come madre di Lino. Secondo il Liber Pontificalis, Lino decretò che le donne dovessero coprirsi il capo in chiesa, creò i primi 15 vescovi e morì martire. Datò la sua morte al 23 settembre, data in cui è ancora commemorato. Il suo nome è incluso nel Canone Romano della Messa.
Per quanto riguarda il presunto decreto di Lino che prescrive la copertura del capo delle donne, J.P. Kirsch ha commentato nella Catholic Encyclopedia che “senza dubbio questo decreto è apocrifo, e copiato dall’autore del Liber Pontificalis dalla Prima Lettera di Paolo ai Corinzi (11, 5) e arbitrariamente attribuito al primo successore dell’Apostolo a Roma. L’affermazione fatta nella stessa fonte, che Lino subì il martirio, non può essere provata ed è improbabile. Perché tra Nerone e Domiziano non si parla di alcuna persecuzione della Chiesa romana; e Ireneo (1. c., III, iv, 3) tra i primi vescovi romani designa solo Telesforo come martire glorioso”. Il Martirologio Romano non classifica Lino come martire come fa il Liber Pontificalis; l’attuale voce del primo che lo riguarda afferma: “A Roma, la commemorazione di San Lino, Papa, al quale, come narra Sant’Ireneo, i beati Apostoli affidarono la responsabilità dell’episcopato della Chiesa fondata nell’Urbe, e che il beato Paolo Apostolo menziona come suo compagno.”
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