“Una volta ho seguito un corso di perfezionamento con Billy Wilder e ha detto che nel primo atto di una storia metti il tuo personaggio su un albero e nel secondo atto dai fuoco all’albero e poi nel terzo lo fai scendere.”

– Gary Kurtz, produttore di Una nuova speranza e L’impero colpisce ancora in un’intervista al LA Times

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La struttura a tre atti è un modello di strutturazione narrativa tipico e frequentemente usato. La maggior parte dei film mainstream rilasciati da Hollywood sono conformi a questo modello, ma si può trovare anche in altre forme di narrazione. L’idea è che la storia è strutturata in modo che tutta l’azione cada in uno dei tre atti, con punti di trama regolari (o inversioni) usati per collegare ogni atto, e mandare la narrazione in una direzione diversa da quella in cui stava andando in precedenza.

Il primo atto è la preparazione. In generale, dura il primo quarto della storia (la prima mezz’ora per un tipico film di due ore), ed è dove vengono introdotti i personaggi principali e vengono stabilite le premesse drammatiche (cioè di cosa tratta la storia) e la situazione drammatica (cioè l’ambientazione e il contesto in cui si svolge la storia). A un certo punto del primo atto (di solito a metà, ma non sempre) avviene la chiamata all’avventura (o, in contesti più mondani, un Inciting Incident) che mette in moto la trama del film. Che il protagonista lo accetti o meno, non importa; gli eventi si mettono in moto inducendo il protagonista a seguire il percorso della narrazione, che lo voglia o no.

Avviso:

Occasione, il “Punto di Attacco” è incluso come un concetto separato dall’Incidente Incitante – il Punto di Attacco mette in moto la trama, ed è spesso fuori dal controllo del protagonista; l’Incidente Incitante è quando il conflitto è spinto sul protagonista, costringendolo all’azione e stabilendo la motivazione per il personaggio principale.

Relativa al primo atto è una regola generale di sceneggiatura che afferma che il protagonista, i personaggi centrali di supporto e lo scenario devono essere tutti introdotti e chiaramente stabiliti entro i primi dieci minuti del film per agganciare l’interesse del pubblico – più a lungo si rischia di perderlo. La scrittura dei romanzi segue generalmente la stessa regola, sostituendo i primi dieci minuti con le prime cinquanta pagine.

Il secondo atto, il confronto, è il più lungo, generalmente il doppio degli altri due atti, o la seconda e terza mezz’ora in un film di due ore. In questo atto, i personaggi principali incontrano i loro mentori, si stabiliscono gli interessi amorosi e, soprattutto, i protagonisti incontreranno ostacoli sotto forma di persone, oggetti e ambienti che appaiono con sempre maggiore potenza e frequenza per ostacolare il protagonista. In particolare, la presenza del nemico si farà sentire, causando i primi scontri tra il Protagonista e l’Antagonista.

Avvertenza:

Al “Punto medio”, il protagonista sembrerà essere vicino al raggiungimento dell’obiettivo finale, ma gli eventi cospireranno per impedire il successo. Aspettatevi che il “Punto centrale spettacolare” si svolga. Come risultato, il protagonista raggiungerà il suo punto più basso e spesso si arrenderà temporaneamente nella disperazione. In una tragedia, l’Ora più buia diventa l’Ora più luminosa e il Punto medio passa da una quasi vittoria a una quasi sconfitta.

Il terzo atto, la Risoluzione, è dove la storia si chiude. Il protagonista ritorna alla lotta (anche tornando dalla morte per farlo, in alcuni casi) e la lotta si rinnova.

Il Climax è dove la battaglia raggiunge il suo picco di intensità emotiva e fisica. Il protagonista prevarrà o – se si tratta di quel tipo di storia – fallirà di nuovo, e fallirà in modo così doloroso e completo da rendere impossibile un’ulteriore continuazione della lotta.

Dopo questo viene il Dénouement, dove le cose si calmano e viene ripristinato un equilibrio simile allo stato delle cose all’inizio. Tuttavia, avendo vissuto gli eventi della storia, si spera che i personaggi siano cresciuti ed evoluti al di là di quello che erano all’inizio, e spesso hanno difficoltà a riadattarsi al modo in cui le cose erano.

Se fatta bene, la Struttura a tre atti è uno strumento utile per fare storie interessanti che si sviluppano e progrediscono logicamente. Se fatta male, c’è la sensazione che quello che stiamo vivendo è qualcosa che abbiamo già visto molte, molte, molte, molte volte prima.

Tenete a mente che la struttura in tre atti viene dal dramma greco antico, e in realtà dalla Poetica di Aristotele che analizzò un certo numero di opere teatrali che erano conformi a questa struttura, e alcune che non lo erano ma che lui vedeva ancora come buone opere. Questa struttura è stata più influente sul dramma europeo che su quello inglese. Per esempio, William Shakespeare era famoso per i suoi drammi che non vi aderivano veramente, pieni di asidie, sottotrame e personaggi e che non mettevano le motivazioni dei suoi personaggi in linee così chiare. Nella Hollywood classica, il termine è arrivato dall’era del suono, dove l’afflusso di talenti di formazione teatrale come sceneggiatori, registi e produttori ha permesso di adattare i film al modello più rigido dello studio system. I cineasti hanno effettivamente sperimentato e si sono ribellati contro questa struttura costantemente tra gli anni ’60 e gli anni ’80, come notato dallo studioso di cinema David Bordwell, ma da The Blockbuster Age of Hollywood, una nuova versione intensificata della struttura in tre atti è diventata la norma di produzione, ed è diventata ampiamente conosciuta e imitata su internet in seguito.

Nel caso della televisione, a causa della sua natura seriale, la struttura in tre atti è modificata o snellita sia per gli archi di stagione che, nel caso degli episodi, per i mini-archi che sono stati tracciati da Dan Harmon come una sorta di cerchio in miniatura dove gli episodi partono da un’impostazione stabile, flirtano con qualche cambiamento e problema prima di tornare allo status quo.

Vedi Act Break per come la struttura in tre atti viene adattata al piccolo schermo. Vedi anche il Viaggio dell’Eroe, che non è direttamente correlato alla Struttura a Tre Atti, ma si adatta bene al suo interno, e allo stesso modo viene usato molto quando si tracciano storie, in particolare di natura epica, eroica, o fantasy/sci-fi. (Per dare un’idea: i termini Call to Adventure, Refusal of the Call, e Threshold Guardians sono tutti basati sui concetti di Hero’s Journey). Confronta/contrasta il Kishotenketsu – una struttura in quattro atti che si trova nelle storie dell’Asia orientale e che non è incentrata su un conflitto trainante.

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