Il “Cavallo Spagnolo” fu inventato dall’Inquisizione spagnola in epoca medievale per punire i colpevoli di eresia o stregoneria. Ci sono stati casi, tuttavia, in cui il “cavallo” ha assunto una forma e una consegna più maschile.

È considerato una tortura tendere uno su una corda stretta (filo metallico), i genitali strofinati fino a sanguinare. Dall’apparizione del dispositivo è stato modificato e mutilato, acquisendo nuove e più sofisticate parti sia in modo tecnico che estetico. La sua essenza è rimasta la stessa – principalmente, l’angolo acuto della forma a triangolo che serve come sede originale su cui avviene la tortura. L’invenzione è preceduta in apparenza dalla “Culla di Giuda”.

La costruzione è fatta di metallo o legno, spesso entrambi i materiali. Un uomo nudo è legato e fissato sul cavallo in modo che i suoi piedi non possano toccare il suolo. Per aumentare il dolore in questa fase, i torturatori possono tirare le caviglie in diverse direzioni, o legare ulteriori pesi. Se questo non bastasse a far pentire uno dei suoi peccati, le suole della vittima venivano cosparse di cenere calda o solleticate con il fuoco.

La tortura era accompagnata dalla rottura del perineo, e da una copiosa perdita di sangue, che spesso terminava con un apice doloroso con la rottura dell’osso sacro.

Esistono informazioni sul processo di una donna chiamata Maddalena Lazarus detenuta a Bormio nel 1673 per 4 mesi. Fu sottoposta a varie forme di punizione, ma non confessò la sua colpa. Alla fine, il consiglio comunale decise di condannarla a 15 ore di tortura con le capre, seguita da una procedura ripetuta in caso di silenzio. Maddalena sopportò tutte le suddette torture, tranne tre ore. Tuttavia, è stata anche torturata per 5 ore sulla scatola per affermare una confessione volontaria. Poi fu condannata ad essere decapitata e successivamente bruciata sul rogo. Le sue ceneri furono sparse sui venti.

Un fatto interessante: durante il periodo Edo in Giappone, questa tortura fu usata nella lotta per diffondere il cristianesimo e costringere gli apostati a rinunciare alla loro fede.

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